Regina Clementina
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Regina Clementina

Un esempio di come il “vento della storia” o il “cambiamento epocale” o l’“eterogenesi dei fini” et similia, spiri come vuole e si opponga ai vari tentativi di correggerlo, si trova in un documento dei frati Minori Conventuali della Custodia Fiorentina del 1735, al brano:

“ [...] Pervenuta al nostro padre reverendissimo generale la funesta acerbissima morte veramente preziosa della serenissima regina Clementina della regia stirpe Subieschi, già ottima consorte del serenissimo Giacomo 3° re della Gran Brettagnia; e riflettendo alla singolare degnazione, benignità, ed amore con cui la mentovata regia signora riguardava l’Ordine nostro serafico, e li suoi religiosi alunni, come continua il di lei regio consorte, ha volsuto con sua lettera in istampa in idioma latino, diretta a tutti li ministri provinciali della Religione, dare alla maestà del consorte i contrasegni della sua mestizia accomunata a tutto il nostro ordine, e che non doverà finire nella regia funebre pompa cominciata nella basilica dei SS. Apostoli, ed insieme all’imortal anima di tanta regina gl’attestati di religiosa gratitudine.
Comanda pertanto detto padre reverendissimo generale nella di lui lettera, che in tutti li conventi della Religione si canti una messa solenne coll’ufficio de’ morti, che tutti i sacerdoti celebrino una messa, che tutti li chierici professi, e monache velate recitino l’intiero medesimo ufficio, ma non nel istesso giorno, nel quale conventualmente si canta, ed a tutti gl’altri in tre giorni successivi non intermessi tre corone della beatissima Vergine.
Ne porgo l’aviso a loro paternità molto reverende acciò sia adempiuta la pia mente del padre reverendissimo sì come ancora essere stata concessa indulgenza plenaria perpetua, a petizione del padre reverendissimo, e padre procuratore generale del Ordine per il giorno festivo de’ SS. Primi Martiri della religione Berardo, Pietro, Adiuto, Accursio, et Ottone [+ 16 gennaio 1220 in Marocco] in tutte le nostre chiese erette, e da ereggersi come anco nelle chiese delle nostre monache per esso, e per chiunque è dentro la loro clausura”.



Ma chi era la regina Clementina e che cosa rappresentò per la Chiesa tanto da beneficiare di queste solenni cerimonie?
Di fatto fu una delle ultime speranze, assieme al consorte Giacomo III Stuart, di riportare in Gran Bretagna un re cattolico.
Lo svolgersi degli eventi ebbe inizio nel 1688 con la deposizione dal regno del sovrano Giacomo II deceduto nel 1701. Seguì l’appoggio alla casata di Luigi XIV, il re Sole, con il riconoscimento del primogenito, suo cugino, come re di Inghilterra con il nome di Giacomo III. Il quale, con l’appoggio degli scozzesi e dei sostenitori inglesi, cercò di riprendersi la corona. Ma il trattato di Utrecht (1713), deciso a riequilibrare il potere dei regni in Europa (si occupò anche della successione del granducato di Toscana dopo di Medici), mise pace tra Francia e Inghilterra e riconobbe la successione protestante degli Hannover. Giacomo III, pertanto, lasciò la Francia che, segretamente, continuò ad aiutarlo, e provò di sua iniziativa a sbarcare in Scozia (1715-1716). Fu però costretto a rinunciare ai piani dopo la morte di Luigi (1715) e una certa insofferenza francese. Si rifugiò quindi in Italia e a Roma, su invito di papa Clemente XI.
Nel 1719 sposò Clementina della casa Sobieski di Polonia ed ebbe due figli: Carlo Edoardo ed Enrico Benedetto, che tentarono anch’essi di riportare gli Stuart sul trono. Riaccesa nel 1740 la guerra tra Francia e Inghilterra, Carlo approdò con una nave in Scozia, conquistò Edimburgo, ma fu sconfitto a Culloden il 27 aprile 1746. Deceduto Giacomo III (2 gennaio 1766) e affievolitosi l’appoggio del papato, si stabilì in Toscana con il nome di conte d’Albany e qui morì nel 1788. Ebbe per moglie Louise di Stolberg-Gedern (+ 1824), che fu amante di Vittorio Alfieri.
Anche il fratello Enrico detto il duca di York, cardinale dal 1747, dopo la morte di Carlo, si considerò legittimo sovrano d’Inghilterra con il nome di Enrico IX. Uomo generoso, ebbe una modesta parte nel combattere una battaglia già perduta in partenza. Si fece da parte e morì a Roma, a 82 anni, nel 1807.
In queste guerre a volte crudeli e a volte appoggiate tiepidamente, fatte di imponderabili cambiamenti di alleanze, si inserì la loro madre Clementina, regina consorte, che mostrò soprattutto grandi virtù cristiane, come ricordano i biografi e il documento dei frati Minori sopra trascritto.
Era d’altronde la nipote di Giovanni III Sobieski, mecenate e guerriero, fautore della vittoria di Vienna (11 settembre 1683), che arrestò l’espansione ottomana in Europa. Nel 1719 sposò Giacomo III, con il parere negativo dell’imperatore d’Austria Carlo VI d’Asburgo che la fece arrestare e rinchiudere nel castello di Innsbruck mentre era diretta in Italia. Riuscì tuttavia ad evadere e a concludere il matrimonio. Si stabilì quindi con la famiglia a Roma e a Albano Laziale, conducendo vita fastosa e colma di aspettative. A causa di sospetti e intrighi di corte, si ritirò per un paio di anni nel convento di Santa Cecilia e Giacomo si trasferì a Bologna assieme ai figli, con dispiacere di Benedetto XIII. In seguito riunì la famiglia di nuovo a Roma, dove morì a soli 32 anni il 18 gennaio 1735.
Con grande onore fu sepolta in San Pietro in un bel monumento opera di Pietro Bracci e Filippo Barigioni, dentro un’urna di porfido rosso sovrastata da una statua di marmo bianco, rappresentante la carità divina (la fiamma che arde nella mano sinistra). Un ritratto in mosaico ne ricorda l’aspetto. Due putti in basso stringono la corona e lo scettro.
Anche il suo sepolcro conferma le forti aspettative della casata Stuart e della Chiesa sul trono d’Inghilterra nella prima metà del secolo XVIII. Oggi, col “senno di poi”, si può dire che ad entrambe mancò il realismo e una visione del fato dei grandi re cattolici che iniziavano a concludere, lentamente, la loro storia.
La gloria di Giovanni III Sobieski del 1683 infatti non fu sufficiente ad evitare la decapitazione di Luigi XVI il 21 gennaio 1793, né la spoliazione dei beni della Chiesa tra il 1810-1814 e il 1866-1867.
Può succedere nella storia, che la forza che conduce un gruppo al successo, sia la stessa che lo fa cadere.
Così le pretese di legalità su un trono tradizionalmente cattolico e la vita dispendiosa e i lussi, che avevano fatto la fortuna dei re nei secoli precedenti, divennero forte motivo di biasimo nei tempi successivi, complici le ambizioni delle nazioni protestanti e della rampante borghesia.

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Paola Ircani Menichini, 19 giugno 2020. Tutti i diritti riservati


Nella foto in basso il frontespizio di un dramma per musica del Metastasio dedicato a Giacomo III (1730).